- LUNEDI’ 11 GIUGNO -
Eccoci su un volo Malmö
Aviation da Goteborg (vedi parte I) a Stoccolma.
Gamla Stan
Il nostro hotel a Stoccolma
è in Gamla Stan (Rica Hotel), nella città vecchia in cui ancora si respira
un’atmosfera medievale: armati dei nostri rumorosissimi trolley, attraversiamo
l’ intrecciarsi di stradine ciottolate su cui si affacciano negozi di
artigianato, antiquari, gallerie d’arte e tanti accoglienti Cafè. L’omino della
reception ci accoglie consegnandoci con espressione impassibile una cartolina
con una foto della Svezia. Dietro c’è scritto “HAVE A NICE DAY IN STOCKHOM !
ANNA&ALESSIO” (mentre noi conquistavamo il mondo già nel 2000 a.c. loro
ancora scrivono le cartoline :-p )
In ascensore veniamo colpiti
da una foto di ‘warning’ per ‘pericolo di rimanere incastrati con un bidone
nella tromba dell’ascensore’. Sono troppo apprensivi gli Svedesi, pensano proprio
a tutto !
La camera è molto carina, in
stile rococò con una piramide di frutta di benvenuto e le foto di tutti i Re che
si sono susseguiti nella storia, appesi alle pareti (ci saranno almeno una
ventina di Gustav).
Dopo aver pranzato ad uno
dei tanti graziosi locali che circondano con i loro tavolini la piazza del
museo dei nobel, esploriamo Gamla Stan: prima tappa è il palazzo reale
(costituito da ben 600 camere, di cui solo una parte è visitabile, essendo
alcuni appartamenti attualmente abitati dal Re appunto); peculiari sono anche
le guardie reali (tra cui noto per la prima volta una donna), che nelle loro
uniformi azzurre e bianche imbracciano il fucile e tengono lontani i turisti
che si avvicinano troppo al loro raggio d’azione, come ovviamente è successo a
Glauco a cui è stato impedito con tono perentorio e fucile puntato di fare una
foto alla lunga fila di cannoni, considerata troppo invasiva per i gusti della
guardia. Ci allontaniamo prudentemente e imbocchiamo Drottninggatan,
lunghissima via pedonale che si snoda tra una marea di negozi.
Riddarholmen
Sazi dei kilometri e
kilometri di vetrine di Drottninggatan, facciamo dietro-front verso Gamla Stan
e attraversiamo il ponte che la unisce a Riddarholmen: l’isola dei cavalieri; la
chiesa (Kyrkan) su quest’isola sembra sia la più gettonata tra i reali per i
loro funerali e sepolture, chissà forse perché proprio qui sulla piazza
principale si trova il monumento a colui che è sospettato essere niente poco di
meno che il fondatore di Stoccolma: Bierger Jarl; porta la sua firma infatti il
primo documento relativo alla città. Dal retro
della chiesa si apre una splendida vista sull’isola di Kungsholmen, sul lago
Mälaren (dove si vede attraccata anche qualche nave-ostello), e sullo
Stadshuset, il Municipio. Ottimo posto per una rilassante pausa (fika
pomeridiana) prima di visitare il municipio appunto,
Stadshuset, il Municipio
Dall’alta torre si gode una
vista breve ma intensa sull’affascinante trama di isole e ponti circondati
dall’acqua: il tour dura infatti 35 minuti e calcolando che quasi 20 vengono
impiegati tra: salire, buttare un’occhio nella ‘sala blu’ (con tanto di riunione
in corso) e districarsi nel labirinto dei corridoi che portano alla cima e che la
discesa prende almeno 10 minuti, ce ne rimangono solo 5 “al top” prima che
l’intransigente staff ci inviti cortesemente ma fermamente a scendere. Ne vale
la pena comunque !
A cena al Gondolen
In Stadsgården, dall’ultimo
piano di un altissimo palazzo si estende un lungo braccio quasi completamente
in vetro che va a formare una grande ‘L’ rovesciata, con il lato più corto
sospeso sul porto di Stoccolma: ecco il ristorante che ho scelto per
festeggiare il compleanno di Glauco è proprio nel lato più corto della ‘L’,
molto rinomato soprattutto tra chi soffre di vertigini. Appena una decina di
piani di ascensore e ci siamo. Dal tavolo, prenotato mesi e mesi prima accanto
alle vetrate, si vedono le barche ormeggiate sul canale e ogni tanto qualche
mongolfiera vagante. E qui mi aspetto un grande pallone che si avvicina al
vetro con la scritta ‘Congratulations
from Anna et Allessio’ ma invece rimaniamo un po’ delusi, perché Glauco
riceve gli auguri su un bigliettino che ci viene lasciato sul tavolo dalla
cameriera, senza alcun commento (un po’ come sordomuti sul treno).
Il locale pullula di svedesi,
dalle coppiette romantiche alle rimpatriate di amiconi. Al centro c’è anche un
cocktail bar, molto di tendenza in zona.
Ordiniamo mezzo astice con
salsine varie al rafano e un carpaccio di manzo come antipasto, due porzioni di
immancabile e deliziosa renna come secondo, cilindro di mela con cioccolato e cheesecake
per dessert. Tutto squisito. Dal momento in cui ci siamo seduti avvertiamo una
sensazione di ‘vibrazione’ costante, che in realtà non è una mera sensazione: è
l’effetto di essere sospesi sull’acqua a non-so-quanti-metri di altezza, ma
dopo qualche bicchiere di vino passa tutto.
A Mosebacke torg
Per smaltire la cena,
saliamo al piano superiore a quello del Gondolen (sì c’era ancora un piano) in
cui scopriamo esserci una terrazza con un bar, collegata attraverso un ponte a Mosebacke torg, altro punto panoramico della città.
Nonostante siano quasi le 23 di lunedì sera (e c’è ancora luce, quanto mi
piace), la città è ancora in fermento. Incontriamo alcuni gruppi di ragazzi in
maglietta giallo blu o col cappello degli stessi colori e un po’ ubriachi. La
Svezia ha appena perso il match contro l’Ucraina (e Ibra quello contro Sheva), ma
anche questo è un buon motivo per berci su.
- MARTEDì 12 GIUGNO -
Navigando sotto i ponti di Stoccolma
Appagati dalla ricca
colazione del Rica hotel, procediamo con il giro dell’Archipelago in battello. Avendo
solo un paio d’ore a disposizione, scegliamo il tour “Under Stockholms Broar” (sotto
i ponti appunto).
Basta sedersi, infilarsi le
cuffiette (una per ogni sedile), scegliere l’opzione ‘Italiano’ e girare la
testa regolarmente a destra e a sinistra, come indicato dal disco registrato di
uno svedese che descrive in lingua italiana cosa si vede di volta in volta:
curioso notare come gli edifici della città vecchia che si affacciano sull’acqua
si alternano tra antichi e moderni, mantenendo tuttavia lo stesso stile
architettonico e gli stessi colori caldi, dal giallo ocra al rosso mattone.
Alcuni addirittura pendono addirittura da un lato (nel senso che non sono proprio in bolla). Proseguendo verso l’isola
vicina, dove c’è un grande parco giochi, si trova anche una tra le giostre più
temute della città, che però in questo paio di giorni ho visto sempre in
funzione: il 'Free Fall', alto un’ottantina di metri, da cui si viene sparati
verso terra, dopo la salita lenta e inesorabile verso l’alto (la stessa è anche
a Goteborg). Continuando il giro, si ha
la conferma di come gli svedesi sappiano sfruttare ogni loro risorsa al
massimo: come con l’acqua ad esempio. C’è chi pesca, chi gioca sulla spiaggia, chi
corre lungo il canale; il passaggio di alcuni punti è facilitato da chiuse, che
fanno alzare il livello dell’acqua per permettere al nostro battello di
procedere. Divertente !
Nello spiegare il fenomeno
dell’industrializzazione, lo svedese del disco registrato si inceppa: “… notate
la varietà di costruzioni nel periodo dell’industrizazio... –SILENZIO –
industriazio… - SCOPPIO DI RISA – indostrializzazione – SOSPIRO E POI CONTINUA
COME SE NIENTE FOSSE..”
Vediamo anche la casa di Astrid,
autrice di Pippicalze Lunghe, e per finire eccoci davanti al museo del Vasa, grande
vanto degli svedesi che hanno costruito questa nave da guerra nel 1600, poi affondata
nel 1628, poco dopo il varo. E dove sta il vanto ? nel fatto che dopo 300 anni
l’hanno recuperata per farci un museo !
Ore 11.50 - esattamente come
previsto finisce il tour.
Poco dopo siamo sul bus per Skavsta,
che in un’ora e 20 (sempre esattamente come previsto) ci porta all’aeroporto,
attraverso una strada lunga e dritta in mezzo agli alberi. Dal microfono ci
ricordano di mettere le cinture, suscitando l’irritazione di Glauco per le troppe
regole. E’ che sono apprensivi !
O forse si divertono proprio
con lui, che viene ripreso anche dall’hostess di Ryanair che lo invita a
togliere le cuffie dell’i-pod (spento) durante decollo e atterraggio ?
Curiosità
Perché Stoccolma si chiama
Stoccolma ? sembra che questo nome derivi da “holm” (isola di medie dimensioni)
più “stock” (tronco), e stia a siginificare “isola disboscata”, in quanto in
passato venivano abbattuti i tronchi per impedire passaggio delle navi nemiche.
Qualche anno fa avevo letto un sondaggio in cui chiedevano agli
Svedesi se volessero pagare meno tasse o avere meno servizi; la maggioranza ha
decretato di voler pagare più tasse e girando anche solo poche ore per la città
si capisce il perché: ci sono piste ciclabili per tutta la città, trasporti
organizzati e in orario, e, per i turisti, ragazzi in bici che consegnano
guide, mappe e forniscono informazioni (GRATIS), bagni pubblici puliti e in qualsiasi zona (5
CORONE) …
... ma il top è stato quando ho visto su un marciapiede un cilindro di
metallo verde con un tubo e con su scritto: ‘CYCLE PUMP’ (una pompa a disposizione di tutti per
gonfiare la bici). Mi sono commossa.
Sarà per l’atmosfera magica di queste città o per il libro che ha accompagnato il mio week end lungo ma ogni volta che vengo qui torno sempre a casa con la convinzione che in Svezia ogni cosa è illuminata.