sabato 28 luglio 2012

Veleggiata EnoGastronomica


La voce di Mia Martini che risuona dalle casse "GLI UOOOOMINI NON CAMBIAAAAANO …", un omone alto, pelato e con i baffi che si aggira per la barca strofinando e lucidando ogni oggetto che incontra al suo passaggio, acqua giallognola che ristagna sul pavimento del bagno, nel frigo solo  formaggio sudato e yogurt boccheggianti, nella dispensa rare briciole avanzate dalla nostra oculata cambusa (ci dev’essere un qualche ‘Critter’ che si nasconde nell’equipaggio ), tutti che fingono di dormire per non affrontare il nazi-skipper, lui che grugnisce verso di me: ‘Bisogna risparmiare sulla corrente, ve l’ho tolta e ho chiuso l’autoclave perciò se avete bisogno dell’acqua usate quella del mare’ e poi ‘Vai a controllare che l’ancora non sia incagliata sul fondo, muoviti, è a soli 17 metri’ e l’immagine di me che, come linus con  la sua copertina, mi trascino a prua con il mio telo in microfibra fingendo anch’io di dormire sotto il sole nella speranza di risvegliarmi solo alla fine della settimana …

… ma ecco che una scia di caffè mi solletica le narici destandomi dal mio torpore; terrorizzata dalla paura di veder apparire Hitler che mi versa il liquido bollente addosso perché non sono stata in grado di controllare l’ancora, apro l’occhio destro con cautela: un ragazzo biondino dagli occhi verdi e tatuaggi sparsi qua e là mi sorride dicendomi che la colazione è pronta. Apro anche l’altro occhio frastornata e mi avvicino a poppa, da cui si sente provenire un allegro vociare: ci sono cinque persone sedute a tavola che si strafogano di plumcake, campagnole e spicchi di sole (ah ecco dov’erano finiti), il ragazzo biondino al timone, la barca che veleggia al ritmo dei red hot chilly peppers, il mare è una tavola e talmente limpido che si riesce a vedere il fondo. Ancora diffidente mi guardo intorno alla ricerca dell’omone pelato e cattivo con i baffi, ma non ce n’è traccia ! Fiuuu … era solo un incubo popolato dalle mie paure più recondite sulla vacanza in barca a vela, oltremodo alimentate da tutti quelli a cui abbiamo detto di aver prenotato: ‘No, così senza conoscere nessuno?’

MA CHI SONO I PROTAGONISTI DI QUESTA SETTIMANA ?

Ci sono io, nota esperta di protezione delle imbarcazioni (con particolari abilità nel mettere dentro e fuori i parabordi), Glauco,  che appena messi i piedi in barca, manifesta subito il suo spirito marinaresco sacrificandosi con un “Andate pure voi a fare cambusa che io rimango qui a dare un occhio alla barca; ah e mi raccomando le birre !”, Giò, l’immancabile skipper, ma non solo e capirete più avanti perchè, accompagnato dal suo socio a tutti gli effetti, Ros, specializzato nelle manovre di ormeggio (praticamente l’àncora è un prolungamento del suo braccio destro) e riconosciuto all’unanimità DJ della settimana (essendo noi altri troppo pigri per alzarci a cambiare musica), Alessandra ed Ilaria, esperte veliste (ma solo per il 4 e 20 dichiarano sin da subito, avvalendosi così di una valida scusa per rimanere indifferenti a prendere il sole durante le manovre per tutto il resto della settimana … in fondo noi siamo almeno su un 13 metri !).

E con questo mix esplosivo di conoscenze del mondo velico, partiamo da Termini Imerese rincorsi per due giorni dal nuvolone grigio di Fantozzi. Non sarà certo questa piccola banalità a ostacolarci; ci consoliamo infatti con una passeggiata nei vicoli ciottolati del centro storico di Cefalù, che portano alla piazza del Duomo … chiuso !

Ma proprio in un angolino a destra della stessa piazza si apre davanti a noi una tipica pasticceria del posto, dove, non contenti di rifocillarci di cannoli (vero Ale ? ) ce ne procuriamo anche un po’ di scorta per la barca, e poi vuoi non prendere anche un po’ di dolcetti al pistacchio ? Sono così invitanti: non si sa mai che cadiamo vittime di una carestia proprio mentre siamo soli in mezzo al mare. E qui sorge spontanea la preoccupazione: “Cosa ci facciamo per cena stasera?” ricordandoci così che ci mancano limoni e prezzemolo; perché allora non affacciarsi alle cucine dei ristoranti per la strada ed elemosinarli ? la cosa incredibile è che ce li danno pure … e col sorriso ! Serviranno al buon Giò che, inconsapevole, si offre volontario per prepararci bucatini aglio, olio, peperoncino con una manciata di prezzemolo e parmigiano. Talmente buoni che, finito il piatto, scatta l’approvazione generale che, nello stile locale, è:  “Va bene, la pasta la puoi pure calare”.

Il secondo giorno di brutto tempo lo passiamo invece a Palermo, dopo aver navigato a motore guardando con molta solidarietà da sotto-coperta Giò, che, invece da sotto-tela cerata affrontava coraggioso le violente scariche di pioggia al timone. Dopo una ricca colazione davanti al teatro Massimo con cornetti, cappuccini, arancine, pizza e birra, cannoli e latte (vero Ale?) visitiamo il centro di Palermo: via Vittorio Emanuele, il Castello Zisa ( o quel che ne rimane) e i suoi giardini belvedere (da lontano, perché oltre un certo limite invisibile e determinato da un gruppo di picciotti e altri reduci, scatta l’ingresso a pagamento), la Cattedrale (con la facciata esterna in diversi stili e di ampio respiro che si estende su una piazza verde e fiorita, ma ancora incompleta all’interno. Degni di nota sono però la meridiana in marmo nel pavimento della navata centrale con tarsie colorate che rappresentano i segni zodiacali e una toilette a pagamento ricavata tra due colonne della navata laterale, poco distante dalla cappella di Santa Rosalia. Che fosse stata costruita per soddisfare i suoi bisogni?). Ma un post a parte merita il racconto di un folkloristico matrimonio alla Cattedrale (Da non perdere !)
Ad aspettarci in barca, Ros con pane e panelle e a seguire Giò con la pasta al pesce s-p-e-t-t-a-c-o-l-a-r-e!

E il terzo giorno salparono verso San Vito Lo Capo, con tanto di bagnetto rigenerante all’arrivo nell’acqua limpida e cristallina della baia, facendosi beffe dei turisti accatastati sulla spiaggia di fronte.

Ma essendo questa località famosa per il cous cous potevamo noi non approfittarne? E tutti a bordo del tender elettrico timonato sempre da Giò, invadiamo la via principale alla ricerca del piatto simbolo della pace e dell’integrazione. E lo degustiamo a base di pesce accompagnato da un buon vino bianco. Per il dolce, ci spostiamo in un’intima piazzetta vicino a Palazzo La Porta per deliziarci di granite, sfogliatelle e sorbetti. Al fondo della passeggiata, scopriamo una gastronomia ancora aperta alle 23: quale occasione migliore per fare rifornimento di arancine al burro e al ragù per il pranzo del giorno dopo davanti alla riserva dello zingaro ?


Il bello del dormire in rada è che ci si può risvegliare con un bagnetto all’alba. Sensazione da provare, impossible descriverla !





 Dopo la riserva dello zingaro, eccoci a Scopello. Altro punto invitante per un bel bagno, con la caletta su cui si affaccia la vecchia Tonnara e i Faraglioni ricoperti di fichi d’india. C’è anche chi oltre al bagnetto non riesce a resistere ad una selvaggia arrampicata sui faraglioni (vero Ale?)
Nel tragitto verso Castellamare, un istinto primitivo si impossessa degli uomini a bordo che vogliono a tutti i costi procacciarsi la cena imitando chi fa pesca al traino; legano perciò un polpo di gomma ad un filo che si estende da poppa, con il solo risultato che, anziché un polpo o un tonno, ci si butta un gabbiano! Fortunatamente riescono a liberarlo ! Tocca così come da tradizione a Giò e Ros prepararci una cena con quel che rimane della cambusa: bucatini con olive nere, mozzarella, polpa di pomodoro, aglio, olio e peperoncino. E un bel bicchiere di Corvo.

E per finire, Ustica: anche qui il mare blu e le grotte sulla costa frastagliata ci richiamano allo snorkeling: ricci, castagnole, donzelle e salpe animano il fondale.
Ustica è una piccola isola che si sviluppa in salita. Per smaltire un po’ delle calorie accumulate in questi giorni raggiungiamo a piedi uno dei suoi punti più alti, la Rocca falconiera, da cui si ammira il panorama dell’isola in tutto il suo spendore.
Continuiamo qui la nostra degustazione al ristorante Da Bruschetto, nella piazza centrale: antipasto misto di polpo e totani, spaghetti alla ricciola, polpette di pesce, totano in salsa di pistacchio e donna fugata per brindare. Tutto squisito. E per chiudere la settimana, festeggiamo con i cannoli del Bar Centrale, farciti al momento.

Arrivati qui (o forse anche prima) vi chiederete “ Ma questi in barca non hanno fatto nient’altro che mangiare, senza neppure fare lo sforzo di cucinare ?” Beh, no, abbiamo cucinato anche noi qualche volta (l’insalata e persino pane e salame !) e per dimostrare a Giò e Ros quanto apprezzassimo le loro specialità, stuzzicavamo ogni sera il loro appetito con un tocco di tradizione milanese:

l’happy hour, che in Sicilia suona così “Isa isa isa, Cala cala cala, Accosta accosta accosta, Alla salute nostra” !








Note dell’autore (ma sì, son sempre io):

1.      Sarà per la bella compagnia che abbiamo trovato, il cibo, la birra, la musica (bé anche se qui qualche scivolone c’è stato con ‘Pompa nelle casse’ e ‘Zio Santuzzo di Checco Zalone’ – vero Ros?-), la vuoto-fobia di passare sull’asse di legno per andare alla banchina (e solo tu mi puoi capire, vero Ila?), ma io da quella barca su cui ero un po’ scettica a salire non sarei più voluta scendere.

2.      Come avrete capito dai vari “(vero Ale?)”, Critter si è  realmente materializzato tra noi in barca; istruzioni per la prossima volta: in caso di pericolo di roditore onnivoro a bordo sotto sembianze umane, concordare una cambusa separata a insaputa dello stesso. Se non è sufficiente, abbandonarlo a’mmare. 


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