venerdì 14 ottobre 2011

Madagascar - Tour del Nord & Nosy Be

SETTEMBRE / OTTOBRE 2011



IL TOUR DEL NORD

Dopo essere atterrati a Nosy Be, andiamo al porto per prendere il cosiddetto 'traghetto' per la Grand Terre (o come i locali chiamano il Madagascar).

Ben presto scopriamo che si tratta una piccola barca scoperta con un motore potentissimo, in cui ci sono al massimo una ventina di posti (su panche di legno che si estendono da una sponda all'altra) e che parte soltanto quando è al completo. Perciò si va lì e si aspetta che tutti i posti siano occupati: questa è la timetable.

Non mancano le procedure di sicurezza e infatti siamo tutti obbligati a indossare giubbotti salvagente (tutti tranne uno: Glauco, per cui il giubbotto manca).

I bagagli vengono tutti disposti sotto le panche ad eccezione della pianta d'appartamento di una signora locale che ha il privilegio di tenerla "a prua" perchè non si rovini.

Dopo circa mezz'ora di navigazione a 20 nodi, facendo slalom tra altre imbarcazioni (tra cui un trimarano a vela di legno e una chiatta che trasporta un'auto) arriviamo ad Ankify.

Per la solita nota legge dell'entropia organizzata africana, ritroviamo magicamente i nostri bagagli e pure la guida che ci aspetta: Vevè, davanti ad una jeep verde ramarro: ecco i nostri fedeli compagni per i prossimi 5 giorni di tour del Nord.

LE NOSTRE TAPPE

- Ankarana (Chez Aurelien'bungalow), per vedere le grotte de chauves souris (suggestive grotte popolate da piccoli pipistrelli che producono una quantità incredibile di guano), e i 'tsingy tsingy' di calcare (formazioni appuntite di calcare chiamate così dai locali che hanno combattuto qui la guerra tribale a piedi nudi)
- Tsingy rouge (formazioni di terra rossa che al sole diventano bianche; simili a un cratere formato dall'acqua)
- Ramena (Chez Bruno)
- Mar d'Emeraude
- Le 3 baies
- La montaigne d'ambre (Relais de la montaigne d'ambre)
- Diego suarez (Hotel Kikoo)

LA NATURA

Il nostro tour è una e vera propria immersione nella natura: dagli animali alla vegetazione, esistono qui specie che non si vedono generalmente in altri luoghi, in quanto autoctone e formatesi qui dopo la deriva dei continenti.
Ci sono il 'geko foglia' (che vi sfido a trovare, senza l'indicazione della guida), la liana naturale (sì, quella di Tarzan),lo tsingy rosso e di calcare, il geko uroplatus (anche questo difficilissimo da individuare), e poi gufi, camaleonti (tra cui anche il + piccolo del mondo che sta nel quarto di palmo di una mano), ragni (di cui alcuni persino commestibili; e quando chiedo alla guida che sapore abbiano, mi risponde "come quello della cavalletta grigliata". Ah bé), serpenti, ...
Da lontano vediamo alcuni esemplari di lemuri coronati che si spostano tra le piante; alcuni hanno anche il piccolino aggrappato sotto la pancia.
Ci sono anche tantissime varietà di piante e fiori, di cui l'85% sono medicinali: il gigantesco baobab, il fico strangolatore, "gli ylang ylang" da cui si ricava il noto profumo, o il tronchetto della felicità (che oltre alle proprietà curative della resina e delle foglie, è anche sacro: si pianta a nord-est prima di costruire una casa per invocare lo spirito degli antenati)
Trovandoci nel periodo secco, per fortuna non incontriamo sanguisughe, che invece accolgono con affetto i visitatori della foreste pluviali nelle stagioni più umide.

ON THE ROAD
Nonostante l'intero tour sia di soli 200 kilometri, ci si impiegano alcune ore per spostarsi da una tappa all'altra per via delle strade dissestate.
Un'occasione in più per goderci il panorama e osservare dal finestrino la vita quotidiana che scorre al nostro passaggio.
Incontriamo diversi villaggi costituiti per la maggior parte da capanne di terra e bambù. Alcune hanno invece pareti di lamiera, per i più benestanti.
In generale c'è molta povertà però tutti lavorano e con la coltivazione e la pesca i locali riescono a vivere dignitosamente; difficilmente si viene avvicinati da donne o bambini che chiedono l'elemosina.
La vita si svolge prettamente all'aperto: in mezzo alle capanne si vedono infatti donne sedute che rimestano il pranzo in grandi pentoloni e bambini che scorrazzano in mezzo ai panni stesi.
Qua e là ci sono anche galline che si aggirano in totale libertà tra una capanna e l'altra, al punto da darci lo spunto per una buona mezz'ora di discussione con la guida su come ciascuna famiglia facesse a distinguere le proprie.
E qui Vevè ci spiega che talvolta ciò costituisce motivo di disputa tra gli abitanti del villaggio (anche se mia nonna non è d'accordo perchè dice che la sera le galline sanno tornare spontaneamente a casa propria).
Alcuni villaggi sono invece temporanei, abitati da cercatori di zaffiri che rivendono il tutto a commercianti Cinesi (ebbene sì, sembra che il mercato cinese si sia esteso anche qui per lo sfruttamento della manodopera a basso prezzo)
Questi villaggi si riconoscono perchè sono più sporchi degli altri (circondati da immondizia), in quanto temporanei appunto, e al nostro passaggio in auto veniamo avvicinati da questi venditori, che oltre agli zaffiri, ci propongono anche del fumo (abilità sviluppata negli anni per diversificare il business, appunto)
Percorrendo i 17 km di strada sterrata che si addentra nello tsingy rouge, veniamo invece approcciati da un uomo e una donna vestiti in abiti eleganti che ci chiedono un passaggio. Una volta saliti in auto, la guida ci spiega che sono un padre e una figlia che devono raggiungere la loro casa, oltre lo tsingy, per andare a fare la veglia ad un parente morto.
La vegetazione si sviluppa anche ai bordi della strada: in alcuni punti ci fermiamo e scendiamo dall'auto per ammirare gli "ylang ylang" o le piantagioni di vaniglia e cacao, jackfruit e canna da zucchero.
I villaggi sono intervallati da bancarelle di frutta e verdura, altro buon motivo per fermarci a comprare le dolcissime bananine, ottime compagne di viaggio.
Le donne alle bancarelle sono molto caratteristiche, avvolte nelle loro stoffe tutte colorate e i capelli intrecciati. Se si chiede loro il permesso di fare fotografie, ne sono contente e si mettono in posa sfoggiando sorrisi solari.
Quando si passa dalle campagne verso la città (come Ramena o Diego Suarez), le capanne diventano più sporadiche e si iniziano a vedere più case in muratura.
Ci addentriamo a piedi nel mercato di Diego Suarez, dove le mosche regnano sovrane: si posano prima sui pesci aperti uno sopra l'altro, poi passano indisturbate sulle fette di cocco ormai prosciugate dal sole di mezzogiorno, per poi svolazzare sulla carne appesa, e affogare infine nelle palline di riso fritte.
Passeggiare tra le bancarelle e sentire l'alternarsi degli odori di cibarie cotte e crude è molto suggestivo ma diciamo che una tale vista non stimola l'appetito e perciò ci limitiamo a comprare un sacchettino (ben chiuso) di banane essicate. Buonissime !
La sera invece si vive un'atmosfera molto particolare sulla spiaggia di Ramena, quando, al tramonto, si vedono i bimbi che giocano alle biglie, trascinando i più piccoli nella sabbia per fare i solchi della pista o corrono tra le case simulando la guerra, intanto che i pescatori tornano a riva con le loro piroghe e disfano le reti.
Ma quello che ci lascia più sorpresi sono gli zebù (simaptici quadrupedi simili alle nostre mucche) che si aggirano per i villaggi sul mare, senza rispettare alcuna regola di proprietà e suscitando in noi gli stessi dubbi sorti per le galline !

LA SETTIMANA A NOSY BE (Chez Alex)

IMMERSIONI (Manta Diving)
Sicuramente meritano un primo posto nella nostra classifica delle immersioni più belle in assoluto fatte finora
Guidati dall'appassionato Marco del Manta Diving (vicino a Chez Alex), abbiamo potuto godere della ricchezza che questo mare offre: dal micro (gamberetti, nudibranchi, vermi piatti, granchietti, altre specie mai viste prima... e indicate dalla bacchettina magica, immancabile estensione del dito indice di Marco) al macro (mante, tonni, cernie, tartarughe,aquila di mare, squalo leopardo, ..), il tutto contornato da coralli e gorgonie
Tra i punti di immersione più affascinanti, sicuramente ATNAM (che sta per ?) e Iranja (dove vale la pena fermarsi anche per un pranzetto di pesce e fare una passeggiata sulla striscia di sabbia che unisce le due parti dell'isola, prima che l'alta marea le divida; qui i colori del mare sono indescrivibili)
Molto carina anche l'escursione a Komba, dove abbiamo potuto sfogare la nostra voglia di toccare con mano i lemuri (sì lo so è molto turistico ma dopo averli visti saltare da una pianta durante il tour non potevamo andare a casa a "mani vuote" e con i piedi intonsi dal loro personale souvenir dopo avermi rubato la banana dalle mani! )

LO SAPEVATE ?

A meno che non si scelgano lodge di super-lusso, i bungalow sono molto essenziali e si ha la possibilità di sperimentare un design di doccia alternativo (un secchio rosa) o magari di sciacquone (un secchio verde); rifornendosi per entrambi dallo stesso pozzo.
Abbiamo anche imparato a fare a meno delle porte: dove siamo fortunati c'è una tenda che separa il bagno dalla camera, altrimenti ci si può sempre ingegnare appendedno il lenzuolo, ad esempio
Sempre rimanendo sul tema 'toilette', quando si fanno le escursioni all'aperto, come al mar d'emeraude ad esempio, di solito ci sono capanne sulla spiaggia per fermarsi a mangiare, ma per il resto ci si arrangia "dans la nature"
Il maquillage delle donne è anche molto particolare: hanno il viso tutto decorato con tinture all'henné di colori diversi, gliallo ocra, bianco, ...
In quasi tutte le tappe del nostro percorso abbiamo trovato simboli sacri; i malgasci sono molto superstiziosi e credono all'esistenza di spiriti maligni.
Ad esempio, in una delle '3 baies' si vede ondeggiare al vento un telo rosso appeso ad uno scoglio che serve appunto per allontanare gli spiriti maligni
Per fortuna ci sono anche gli spiriti buoni, come quelli degli antenati, a cui fanno voto per soddisfare i loro desideri sulla vita terrena (come avere dei figli per esempio).
Se presso una cascata o su albero di una foresta vedete delle corna di zebù o dei resti di polli, non vi stupite: sono i doni che sono stati portati agli antenati per ringraziarli del favore concesso (se solo gli zebù e le galline rispettassero le proprietà ...)
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo anche rinunciato a un morso del nostro panino contribuito a nutrire gli spiriti buoni: si usa infatti lasciare un po' del proprio cibo nella foresta proprio per loro (chissà se hanno apprezzato il ricco panino con uova, cipolla, pomodoro, ... preparato dalle dolci manine della sciura del relais della montagne d'ambre)
Per i pochi eletti a cui viene concessa una sorta di iniziazione, c'è lo scoglio del "pain de sucre", un isolotto che sorge nella baia Antsiranana (si vede dalla strada verso Ramena), che è inaccessibile a noi comuni mortali.
Gli eletti appunto che vengono "battezzati", devono nuotare con la testa verso l'isolotto (e fin qui ce la si può fare) e fare la stessa cosa al ritorno (nuotare verso terra ma sempre con la testa rivolta all'isolotto!)
Altrimenti niente iniziazione.
Oltre ai cinesi, anche qui è arrivato il vaticano; abbiamo visitato un monastero infatti abitato da suore nel villaggio di Jauffreville (prima di arrivare alla montaigne d'ambre) che sembra aiutino i locali nella ricerca di un lavoro.
Rimane per me ancora un mistero la ragione per cui il monastero è in muratura con un bellissimo giardino mentre le abitazioni circostanti sono capanne di lamiera (quando va bene)
A Nosy Be abbiamo avuto l'occasione di vedere il nostro primo carro-attrezzi umano: 4 omini che hanno caricato sulle spalle un'auto per spingerla su un altro camion, appunto !
E per finire una chicca sulla papaya: è una pianta 'maschile' che fa solo i fiori; la parte femminile, con i frutti si chiama "mamaya".

MA DA BUONI ITALIANI NON POSSIAMO NON ACCENNARE AL CIBO
Anche i nostri palati sono soddisfatti.
A colazione abbiamo sempre trovato crepes, pane, miele e caffé ad aspettarci
Per il resto tanto tanto "poulet", "zebù" o "poisson" in differenti versioni "au coco", grigliati, bolliti, infilzati in uno spiedino e sempre accompagnati da riso
Per finire, un bel dessert di banana flambè.
Alcuni ristotanti da provare a Nosy Be: Zeburger e Chez Teresa ad Ambaroloka (città che ricorda un po' Sodoma e Gomorra), Villa Vero (le brochette di calamari e legumes) e Chez Flo (buonissimo il 'misao', con spaghetti cinesi, carne, fagiolini, carote, ..)

Mora Mora

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