venerdì 3 agosto 2012

Cosa si nasconde sotto l'isola di Ustica?




Visibilità pazzesca, fondali dal profilo variegato e ricco di posidonia. Aspettate che mi riprendo dal termoclino, hu …, ora posso continuare.

Dove siamo ? a Ustica ! Ma quanti punti d’immersione ci possono essere in un’isoletta così piccola?

 Abbiamo sub-esplorato secche e  pareti, come la Colombara, Punta Galera e Punta dell’Arpa, dove ci hanno deliziato della loro presenza dentici, ricciole, banchi di barracuda e cernie, queste ultime, a iosa. E a Punta dell’Arpa si aggiungono anche le gorgonie ad arricchire l’ambiente.





Ma è un’ isola vulcanica; e allora perché non dare un’occhiata alle grotte ? Divertentissimo addentrarsi nelle camere e nei diversi cunicoli, che sono comunque abbastanza ampi e poi riemergere nelle bolle d’aria. Ed emozionante passare davanti all’uscita della grotta che si apre come uno spicchio sul blu, sfumato dai riflessi di sole. E poi ogni grotta ha la sua particolarità: le stalattiti e stalagmiti nella grotta della Pastizza; pareti interamente ricoperta di gamberetti alla grotta dei Gamberi (appunto); qui della loro presenza ti accorgi illuminandoli con la torcia, quando incontri i loro occhietti luccicanti che ti fissano. Detto così è un po’ inquietante, ma nella realtà è uno spettacolo. E poi ti giri e vedi anche aragoste, cicale e un paio di baffute musdee. Alla grotta delle Cipree, si può addirittura raggiungere a piedi, con bombola in spalla e pinne sotto il braccio,  una piccola spiaggia dove sono adagiate queste piccole conchiglie bianche. Fa molto Indiana Jones!  

E una nota a parte merita lo Scoglio del Medico: dove all’avventura del profilo ‘grottesco’, si aggiungono ricchissimi banchi di barracuda e cernie giganti, che, comparendo all’uscita dei cunicoli mentre si aggirano su grandi rocce ricoperte di vegetazione, sembrano quasi mucche al pascolo. E non è l’effetto della narcosi !  

Ma io non ero quella che soffriva di claustrofobia ? le grotte di Ustica sono così affascinanti e ampie che ti fanno pensare a tutt’altro.

Da non perdere assolutamente un giretto in notturna. Dopo aver visto così tanti polpi, cicale, , paguri, granchi e scorfanetti non abbiamo potuto resistere alla tentazione degli spaghetti allo scoglio da Bruschetto !




Ma quale diving scegliere tra i tanti? Che domande:l’Orca Diving Ustica !  http://www.orcasub.it/

Ogni giorno ti lasci trascinare da questa piacevole routine: sveglia, colazione da Kiki (a due passi dal diving), fai il check dell’attrezzatura, analizza la bombola, fai altri quattro passi per scendere al porto a metterti la muta mentre lo staff ti porta giù tutto il resto, vesti la bombola e sali sul gommone. Dieci minuti e sei su un nuovo punto d’immersione e ti dici: speriamo sia spettacolare almeno quanto quello di ieri.  E quando riemergi ti sorprendi a pensare: “Ma questo era ancora più spettacolare !”. Torna al porto per il pit stop (e intanto ci scatta anche un biscottino e una bibita gentilmente offerta dallo staff!) e riparti verso il secondo sito, wow sempre più spettacolare.

Che dire, voto 10 all’Orca diving Ustica, per tutto: per Francesco e Cecco così accoglienti e professionali, per Dario, Valerio, Giorgio, Elo, uno staff efficiente, disponibile e divertente, per la logistica (zero fatica per il subacqueo, solo godimento puro dell’immersione), per Francesca (che ci ha fornito un sacco di informazioni al momento della prenotazione e ci ha pure aiutato a trovare il cottage) e per il mitico Cacao, la mascotte !





Ah, e un grazie particolare a Marco Mazzanti (…Vien dal Mare), per aver inconsapevolmente contribuito ad arricchire il mio blog con le sue foto :-)


sabato 28 luglio 2012

Veleggiata EnoGastronomica


La voce di Mia Martini che risuona dalle casse "GLI UOOOOMINI NON CAMBIAAAAANO …", un omone alto, pelato e con i baffi che si aggira per la barca strofinando e lucidando ogni oggetto che incontra al suo passaggio, acqua giallognola che ristagna sul pavimento del bagno, nel frigo solo  formaggio sudato e yogurt boccheggianti, nella dispensa rare briciole avanzate dalla nostra oculata cambusa (ci dev’essere un qualche ‘Critter’ che si nasconde nell’equipaggio ), tutti che fingono di dormire per non affrontare il nazi-skipper, lui che grugnisce verso di me: ‘Bisogna risparmiare sulla corrente, ve l’ho tolta e ho chiuso l’autoclave perciò se avete bisogno dell’acqua usate quella del mare’ e poi ‘Vai a controllare che l’ancora non sia incagliata sul fondo, muoviti, è a soli 17 metri’ e l’immagine di me che, come linus con  la sua copertina, mi trascino a prua con il mio telo in microfibra fingendo anch’io di dormire sotto il sole nella speranza di risvegliarmi solo alla fine della settimana …

… ma ecco che una scia di caffè mi solletica le narici destandomi dal mio torpore; terrorizzata dalla paura di veder apparire Hitler che mi versa il liquido bollente addosso perché non sono stata in grado di controllare l’ancora, apro l’occhio destro con cautela: un ragazzo biondino dagli occhi verdi e tatuaggi sparsi qua e là mi sorride dicendomi che la colazione è pronta. Apro anche l’altro occhio frastornata e mi avvicino a poppa, da cui si sente provenire un allegro vociare: ci sono cinque persone sedute a tavola che si strafogano di plumcake, campagnole e spicchi di sole (ah ecco dov’erano finiti), il ragazzo biondino al timone, la barca che veleggia al ritmo dei red hot chilly peppers, il mare è una tavola e talmente limpido che si riesce a vedere il fondo. Ancora diffidente mi guardo intorno alla ricerca dell’omone pelato e cattivo con i baffi, ma non ce n’è traccia ! Fiuuu … era solo un incubo popolato dalle mie paure più recondite sulla vacanza in barca a vela, oltremodo alimentate da tutti quelli a cui abbiamo detto di aver prenotato: ‘No, così senza conoscere nessuno?’

MA CHI SONO I PROTAGONISTI DI QUESTA SETTIMANA ?

Ci sono io, nota esperta di protezione delle imbarcazioni (con particolari abilità nel mettere dentro e fuori i parabordi), Glauco,  che appena messi i piedi in barca, manifesta subito il suo spirito marinaresco sacrificandosi con un “Andate pure voi a fare cambusa che io rimango qui a dare un occhio alla barca; ah e mi raccomando le birre !”, Giò, l’immancabile skipper, ma non solo e capirete più avanti perchè, accompagnato dal suo socio a tutti gli effetti, Ros, specializzato nelle manovre di ormeggio (praticamente l’àncora è un prolungamento del suo braccio destro) e riconosciuto all’unanimità DJ della settimana (essendo noi altri troppo pigri per alzarci a cambiare musica), Alessandra ed Ilaria, esperte veliste (ma solo per il 4 e 20 dichiarano sin da subito, avvalendosi così di una valida scusa per rimanere indifferenti a prendere il sole durante le manovre per tutto il resto della settimana … in fondo noi siamo almeno su un 13 metri !).

E con questo mix esplosivo di conoscenze del mondo velico, partiamo da Termini Imerese rincorsi per due giorni dal nuvolone grigio di Fantozzi. Non sarà certo questa piccola banalità a ostacolarci; ci consoliamo infatti con una passeggiata nei vicoli ciottolati del centro storico di Cefalù, che portano alla piazza del Duomo … chiuso !

Ma proprio in un angolino a destra della stessa piazza si apre davanti a noi una tipica pasticceria del posto, dove, non contenti di rifocillarci di cannoli (vero Ale ? ) ce ne procuriamo anche un po’ di scorta per la barca, e poi vuoi non prendere anche un po’ di dolcetti al pistacchio ? Sono così invitanti: non si sa mai che cadiamo vittime di una carestia proprio mentre siamo soli in mezzo al mare. E qui sorge spontanea la preoccupazione: “Cosa ci facciamo per cena stasera?” ricordandoci così che ci mancano limoni e prezzemolo; perché allora non affacciarsi alle cucine dei ristoranti per la strada ed elemosinarli ? la cosa incredibile è che ce li danno pure … e col sorriso ! Serviranno al buon Giò che, inconsapevole, si offre volontario per prepararci bucatini aglio, olio, peperoncino con una manciata di prezzemolo e parmigiano. Talmente buoni che, finito il piatto, scatta l’approvazione generale che, nello stile locale, è:  “Va bene, la pasta la puoi pure calare”.

Il secondo giorno di brutto tempo lo passiamo invece a Palermo, dopo aver navigato a motore guardando con molta solidarietà da sotto-coperta Giò, che, invece da sotto-tela cerata affrontava coraggioso le violente scariche di pioggia al timone. Dopo una ricca colazione davanti al teatro Massimo con cornetti, cappuccini, arancine, pizza e birra, cannoli e latte (vero Ale?) visitiamo il centro di Palermo: via Vittorio Emanuele, il Castello Zisa ( o quel che ne rimane) e i suoi giardini belvedere (da lontano, perché oltre un certo limite invisibile e determinato da un gruppo di picciotti e altri reduci, scatta l’ingresso a pagamento), la Cattedrale (con la facciata esterna in diversi stili e di ampio respiro che si estende su una piazza verde e fiorita, ma ancora incompleta all’interno. Degni di nota sono però la meridiana in marmo nel pavimento della navata centrale con tarsie colorate che rappresentano i segni zodiacali e una toilette a pagamento ricavata tra due colonne della navata laterale, poco distante dalla cappella di Santa Rosalia. Che fosse stata costruita per soddisfare i suoi bisogni?). Ma un post a parte merita il racconto di un folkloristico matrimonio alla Cattedrale (Da non perdere !)
Ad aspettarci in barca, Ros con pane e panelle e a seguire Giò con la pasta al pesce s-p-e-t-t-a-c-o-l-a-r-e!

E il terzo giorno salparono verso San Vito Lo Capo, con tanto di bagnetto rigenerante all’arrivo nell’acqua limpida e cristallina della baia, facendosi beffe dei turisti accatastati sulla spiaggia di fronte.

Ma essendo questa località famosa per il cous cous potevamo noi non approfittarne? E tutti a bordo del tender elettrico timonato sempre da Giò, invadiamo la via principale alla ricerca del piatto simbolo della pace e dell’integrazione. E lo degustiamo a base di pesce accompagnato da un buon vino bianco. Per il dolce, ci spostiamo in un’intima piazzetta vicino a Palazzo La Porta per deliziarci di granite, sfogliatelle e sorbetti. Al fondo della passeggiata, scopriamo una gastronomia ancora aperta alle 23: quale occasione migliore per fare rifornimento di arancine al burro e al ragù per il pranzo del giorno dopo davanti alla riserva dello zingaro ?


Il bello del dormire in rada è che ci si può risvegliare con un bagnetto all’alba. Sensazione da provare, impossible descriverla !





 Dopo la riserva dello zingaro, eccoci a Scopello. Altro punto invitante per un bel bagno, con la caletta su cui si affaccia la vecchia Tonnara e i Faraglioni ricoperti di fichi d’india. C’è anche chi oltre al bagnetto non riesce a resistere ad una selvaggia arrampicata sui faraglioni (vero Ale?)
Nel tragitto verso Castellamare, un istinto primitivo si impossessa degli uomini a bordo che vogliono a tutti i costi procacciarsi la cena imitando chi fa pesca al traino; legano perciò un polpo di gomma ad un filo che si estende da poppa, con il solo risultato che, anziché un polpo o un tonno, ci si butta un gabbiano! Fortunatamente riescono a liberarlo ! Tocca così come da tradizione a Giò e Ros prepararci una cena con quel che rimane della cambusa: bucatini con olive nere, mozzarella, polpa di pomodoro, aglio, olio e peperoncino. E un bel bicchiere di Corvo.

E per finire, Ustica: anche qui il mare blu e le grotte sulla costa frastagliata ci richiamano allo snorkeling: ricci, castagnole, donzelle e salpe animano il fondale.
Ustica è una piccola isola che si sviluppa in salita. Per smaltire un po’ delle calorie accumulate in questi giorni raggiungiamo a piedi uno dei suoi punti più alti, la Rocca falconiera, da cui si ammira il panorama dell’isola in tutto il suo spendore.
Continuiamo qui la nostra degustazione al ristorante Da Bruschetto, nella piazza centrale: antipasto misto di polpo e totani, spaghetti alla ricciola, polpette di pesce, totano in salsa di pistacchio e donna fugata per brindare. Tutto squisito. E per chiudere la settimana, festeggiamo con i cannoli del Bar Centrale, farciti al momento.

Arrivati qui (o forse anche prima) vi chiederete “ Ma questi in barca non hanno fatto nient’altro che mangiare, senza neppure fare lo sforzo di cucinare ?” Beh, no, abbiamo cucinato anche noi qualche volta (l’insalata e persino pane e salame !) e per dimostrare a Giò e Ros quanto apprezzassimo le loro specialità, stuzzicavamo ogni sera il loro appetito con un tocco di tradizione milanese:

l’happy hour, che in Sicilia suona così “Isa isa isa, Cala cala cala, Accosta accosta accosta, Alla salute nostra” !








Note dell’autore (ma sì, son sempre io):

1.      Sarà per la bella compagnia che abbiamo trovato, il cibo, la birra, la musica (bé anche se qui qualche scivolone c’è stato con ‘Pompa nelle casse’ e ‘Zio Santuzzo di Checco Zalone’ – vero Ros?-), la vuoto-fobia di passare sull’asse di legno per andare alla banchina (e solo tu mi puoi capire, vero Ila?), ma io da quella barca su cui ero un po’ scettica a salire non sarei più voluta scendere.

2.      Come avrete capito dai vari “(vero Ale?)”, Critter si è  realmente materializzato tra noi in barca; istruzioni per la prossima volta: in caso di pericolo di roditore onnivoro a bordo sotto sembianze umane, concordare una cambusa separata a insaputa dello stesso. Se non è sufficiente, abbandonarlo a’mmare. 


mercoledì 27 giugno 2012

30 ore per la Svezia Parte II - Stoccolma


- LUNEDI’ 11 GIUGNO -

Eccoci su un volo Malmö Aviation da Goteborg (vedi parte I) a Stoccolma.

Gamla Stan
Il nostro hotel a Stoccolma è in Gamla Stan (Rica Hotel), nella città vecchia in cui ancora si respira un’atmosfera medievale: armati dei nostri rumorosissimi trolley, attraversiamo l’ intrecciarsi di stradine ciottolate su cui si affacciano negozi di artigianato, antiquari, gallerie d’arte e tanti accoglienti Cafè. L’omino della reception ci accoglie consegnandoci con espressione impassibile una cartolina con una foto della Svezia. Dietro c’è scritto “HAVE A NICE DAY IN STOCKHOM ! ANNA&ALESSIO” (mentre noi conquistavamo il mondo già nel 2000 a.c. loro ancora scrivono le cartoline :-p )  
In ascensore veniamo colpiti da una foto di ‘warning’ per ‘pericolo di rimanere incastrati con un bidone nella tromba dell’ascensore’. Sono troppo apprensivi gli Svedesi, pensano proprio a tutto !
La camera è molto carina, in stile rococò con una piramide di frutta di benvenuto e le foto di tutti i Re che si sono susseguiti nella storia, appesi alle pareti (ci saranno almeno una ventina di Gustav).
Dopo aver pranzato ad uno dei tanti graziosi locali che circondano con i loro tavolini la piazza del museo dei nobel, esploriamo Gamla Stan: prima tappa è il palazzo reale (costituito da ben 600 camere, di cui solo una parte è visitabile, essendo alcuni appartamenti attualmente abitati dal Re appunto); peculiari sono anche le guardie reali (tra cui noto per la prima volta una donna), che nelle loro uniformi azzurre e bianche imbracciano il fucile e tengono lontani i turisti che si avvicinano troppo al loro raggio d’azione, come ovviamente è successo a Glauco a cui è stato impedito con tono perentorio e fucile puntato di fare una foto alla lunga fila di cannoni, considerata troppo invasiva per i gusti della guardia. Ci allontaniamo prudentemente e imbocchiamo Drottninggatan, lunghissima via pedonale che si snoda tra una marea di negozi.

Riddarholmen
Sazi dei kilometri e kilometri di vetrine di Drottninggatan, facciamo dietro-front verso Gamla Stan e attraversiamo il ponte che la unisce a Riddarholmen: l’isola dei cavalieri; la chiesa (Kyrkan) su quest’isola sembra sia la più gettonata tra i reali per i loro funerali e sepolture, chissà forse perché proprio qui sulla piazza principale si trova il monumento a colui che è sospettato essere niente poco di meno che il fondatore di Stoccolma: Bierger Jarl; porta la sua firma infatti il primo documento relativo alla città. Dal retro della chiesa si apre una splendida vista sull’isola di Kungsholmen, sul lago Mälaren (dove si vede attraccata anche qualche nave-ostello), e sullo Stadshuset, il Municipio. Ottimo posto per una rilassante pausa (fika pomeridiana) prima di visitare il municipio appunto,

Stadshuset, il Municipio
Dall’alta torre si gode una vista breve ma intensa sull’affascinante trama di isole e ponti circondati dall’acqua: il tour dura infatti 35 minuti e calcolando che quasi 20 vengono impiegati tra: salire, buttare un’occhio nella ‘sala blu’ (con tanto di riunione in corso) e districarsi nel labirinto dei corridoi che portano alla cima e che la discesa prende almeno 10 minuti, ce ne rimangono solo 5 “al top” prima che l’intransigente staff ci inviti cortesemente ma fermamente a scendere. Ne vale la pena comunque !

A cena al Gondolen
In Stadsgården, dall’ultimo piano di un altissimo palazzo si estende un lungo braccio quasi completamente in vetro che va a formare una grande ‘L’ rovesciata, con il lato più corto sospeso sul porto di Stoccolma: ecco il ristorante che ho scelto per festeggiare il compleanno di Glauco è proprio nel lato più corto della ‘L’, molto rinomato soprattutto tra chi soffre di vertigini. Appena una decina di piani di ascensore e ci siamo. Dal tavolo, prenotato mesi e mesi prima accanto alle vetrate, si vedono le barche ormeggiate sul canale e ogni tanto qualche mongolfiera vagante. E qui mi aspetto un grande pallone che si avvicina al vetro con la scritta ‘Congratulations from Anna et Allessio’ ma invece rimaniamo un po’ delusi, perché Glauco riceve gli auguri su un bigliettino che ci viene lasciato sul tavolo dalla cameriera, senza alcun commento (un po’ come sordomuti sul treno).
Il locale pullula di svedesi, dalle coppiette romantiche alle rimpatriate di amiconi. Al centro c’è anche un cocktail bar, molto di tendenza in zona.
Ordiniamo mezzo astice con salsine varie al rafano e un carpaccio di manzo come antipasto, due porzioni di immancabile e deliziosa renna come secondo, cilindro di mela con cioccolato e cheesecake per dessert. Tutto squisito. Dal momento in cui ci siamo seduti avvertiamo una sensazione di ‘vibrazione’ costante, che in realtà non è una mera sensazione: è l’effetto di essere sospesi sull’acqua a non-so-quanti-metri di altezza, ma dopo qualche bicchiere di vino passa tutto.

A Mosebacke torg
Per smaltire la cena, saliamo al piano superiore a quello del Gondolen (sì c’era ancora un piano) in cui scopriamo esserci una terrazza con un bar, collegata attraverso un ponte a  Mosebacke torg, altro punto panoramico della città. Nonostante siano quasi le 23 di lunedì sera (e c’è ancora luce, quanto mi piace), la città è ancora in fermento. Incontriamo alcuni gruppi di ragazzi in maglietta giallo blu o col cappello degli stessi colori e un po’ ubriachi. La Svezia ha appena perso il match contro l’Ucraina (e Ibra quello contro Sheva), ma anche questo è un buon motivo per berci su.  

- MARTEDì 12 GIUGNO - 

Navigando sotto i ponti di Stoccolma
Appagati dalla ricca colazione del Rica hotel, procediamo con il giro dell’Archipelago in battello. Avendo solo un paio d’ore a disposizione, scegliamo il tour “Under Stockholms Broar” (sotto i ponti appunto).
Basta sedersi, infilarsi le cuffiette (una per ogni sedile), scegliere l’opzione ‘Italiano’ e girare la testa regolarmente a destra e a sinistra, come indicato dal disco registrato di uno svedese che descrive in lingua italiana cosa si vede di volta in volta: curioso notare come gli edifici della città vecchia che si affacciano sull’acqua si alternano tra antichi e moderni, mantenendo tuttavia lo stesso stile architettonico e gli stessi colori caldi, dal giallo ocra al rosso mattone. Alcuni addirittura pendono addirittura da un lato (nel senso che non sono proprio in bolla). Proseguendo verso l’isola vicina, dove c’è un grande parco giochi, si trova anche una tra le giostre più temute della città, che però in questo paio di giorni ho visto sempre in funzione: il 'Free Fall', alto un’ottantina di metri, da cui si viene sparati verso terra, dopo la salita lenta e inesorabile verso l’alto (la stessa è anche a Goteborg).  Continuando il giro, si ha la conferma di come gli svedesi sappiano sfruttare ogni loro risorsa al massimo: come con l’acqua ad esempio. C’è chi pesca, chi gioca sulla spiaggia, chi corre lungo il canale; il passaggio di alcuni punti è facilitato da chiuse, che fanno alzare il livello dell’acqua per permettere al nostro battello di procedere. Divertente !
Nello spiegare il fenomeno dell’industrializzazione, lo svedese del disco registrato si inceppa: “… notate la varietà di costruzioni nel periodo dell’industrizazio... –SILENZIO – industriazio… - SCOPPIO DI RISA – indostrializzazione – SOSPIRO E POI CONTINUA COME SE NIENTE FOSSE..”
Vediamo anche la casa di Astrid, autrice di Pippicalze Lunghe, e per finire eccoci davanti al museo del Vasa, grande vanto degli svedesi che hanno costruito questa nave da guerra nel 1600, poi affondata nel 1628, poco dopo il varo. E dove sta il vanto ? nel fatto che dopo 300 anni l’hanno recuperata per farci un museo !
Ore 11.50 -  esattamente come previsto finisce il tour.
Poco dopo siamo sul bus per Skavsta, che in un’ora e 20 (sempre esattamente come previsto) ci porta all’aeroporto, attraverso una strada lunga e dritta in mezzo agli alberi. Dal microfono ci ricordano di mettere le cinture, suscitando l’irritazione di Glauco per le troppe regole. E’ che sono apprensivi !
O forse si divertono proprio con lui, che viene ripreso anche dall’hostess di Ryanair che lo invita a togliere le cuffie dell’i-pod (spento) durante decollo e atterraggio ?

Curiosità
Perché Stoccolma si chiama Stoccolma ? sembra che questo nome derivi da “holm” (isola di medie dimensioni) più “stock” (tronco), e stia a siginificare “isola disboscata”, in quanto in passato venivano abbattuti i tronchi per impedire passaggio delle navi nemiche.
Qualche anno fa avevo letto un sondaggio in cui chiedevano agli Svedesi se volessero pagare meno tasse o avere meno servizi; la maggioranza ha decretato di voler pagare più tasse e girando anche solo poche ore per la città si capisce il perché: ci sono piste ciclabili per tutta la città, trasporti organizzati e in orario, e, per i turisti, ragazzi in bici che consegnano guide, mappe e forniscono informazioni (GRATIS),  bagni pubblici puliti e in qualsiasi zona (5 CORONE) … 





... ma il top è stato quando ho visto su un marciapiede un cilindro di metallo verde con un tubo e con su scritto: ‘CYCLE PUMP’ (una pompa a disposizione di tutti per gonfiare la bici). Mi sono commossa.










Sarà per l’atmosfera magica di queste città o per il libro che ha accompagnato il mio week end lungo ma ogni volta che vengo qui torno sempre a casa con la convinzione che in Svezia ogni cosa è illuminata.

30 ore per la Svezia Parte I- Goteborg & Dintorni




- SABATO 9 GIUGNO -

Arrivo all’aeroporto di Goteborg City.
Stiamo finalmente per superare l’ultima porta che ci separa dai nostri amici italo(Alessio)-svedesi(Anna), quando il naso del labrador al guinzaglio del poliziotto punta caparbio il trolley di Glauco, che viene così obbligato ad aprirlo per ispezione (Che il cane vichingo abbia una passione per il parmigiano ? eh no, quello è per Anna e Alessio) . Durante il controllo, il poliziotto tempesta Glauco di domande: stai nascondendo oggetti pericolosi per la partita di domani sera? Sei venuto qui con intenzioni violente ? hai altri amici italiani con cui stai organizzando una sommossa anti-spagnoli ?
(Ma secondo te, se io voglio fare casino per la partita Italia-Spagna, vengo in Svezia ?)
Dopo aver rassicurato il poliziotto-investigatore e aver ripreso possesso della valigia (parmigiano incluso), usciamo all’aria aperta. 14 gradi. Ovvero 14 gradi di differenza rispetto a due ore e mezza fa, alla partenza da Milano. Forse questa nuvola scura da cui proviene questa pioggia così forte è solo qui, sopra l’aeroporto di Goteborg. Meglio indossare un altro strato di imbottitura.
Mentre aspettiamo Anna & Alessio (ma sì è sempre lo stesso Alessio, la guida della crociera sub in sudan, ricordate ? vd. post Febbraio 2010) osserviamo con curiosità il marito/papà di una famigliola locale che si ostina a far entrare in una micra 5 valigie, 2 figli adolescenti e la moglie: dispone gli 8 elementi nei posti disponibili e chiude forte lo sportello del baule che rimane aperto. All’undicesimo tentativo fallito di combinare gli stessi, riparte impassibile con il baule aperto e lascia spazio alla golf di Anna & Alessio. Evviva. Anna ci tranquillizza sul fatto che a Borås, dove abitano loro, non piove. 

Cena a Goteborg
Ceniamo ‘ Da Pasquale’ a Goteborg (http://www.trattoriadapasquale.se/), anche lui parte della folta comunità italiana residente in questa città che allieta i palati dei vichinghi con una pizza degna delle proprie origini. Indimenticabile soprattutto l’augurio del cameriere per il match di domani sera: “Questa partita la vinceremo con le tre ‘C’: Concentrazione, Cuore e Crinta !”. 

Verso Borås
La strada verso Borås si snoda per circa sessanta kilometri tra fitti boschi di alte conifere, intervallate da segnali di pericolo di attraversamento alci, che però purtroppo non si sono fatte vedere.  Solo un tasso ci ha degnati della sua presenza. Il volante passa ad Anna che non si è concessa nemmeno una birra, un po’ per il piccolo contenuto dentro di sé, ma soprattutto perchè qui la soglia alcolica di 0.2 non tollera sgarri ! 

A casa di Anna&Alessio (Borås)

Anna&Alessio vivono in un appartamentino carinissimo a Sjöbo, tranquillo quartiere a est di Borås. Come è consuetudine qui, il palazzo ha sauna e locale lavanderia in comune per tutti gli inquilini. L’interno è molto accogliente: delle case svedesi, io adoro soprattutto le cucine, con i fiori sempre presenti davanti alle finestre all’inglese dipinte di bianco. Alle stesse finestre, d’inverno in ogni casa si mettono anche le candele accese e l’effetto da fuori è molto suggestivo. È mezzanotte e c’è ancora luce; in realtà non so bene quando e se ci sia effettivamente stato il tramonto perché quando un raggio di sole mi fa riaprire gli occhi sono le 4 di mattina !  




- DOMENICA 10 GIUGNO -

Al parco di Sjöbo (Borås)
Dopo un’abbondante colazione con cereali, yogurt, frutta, mandorle, formaggio, paté etc etc non può mancare una passeggiata nel parco su cui si affaccia il quartiere: un’altra cosa che mi fa impazzire della cultura svedese sono queste piccole casette rosse ‘porta-attrezzi’ (anche queste con le finestre bianche) che si possono affittare o comprare insieme ad un piccolo appezzamento di terreno per poter coltivare il proprio orto nel tempo libero, pensate soprattutto per chi  abita in città. Ce ne sono anche di abitabili, che si possono affittare come case estive. La passeggiata porta ad un lago, il primo dei tanti che vediamo in giornata: così come da noi “non c’è rosa senza spine”, in Svezia “non c’è parco senza lago”! Tutt’intorno, bambini e famigliole giocano spensierati. Secondo me i fratelli Grimm si sono ispirati alla Svezia per le ambientazioni delle loro fiabe (ma non ditelo ai tedeschi!).  

Al Bryggan bistro bar (Ulricehamn)
Carinissimo il brunch qui, in un ristorante, appoggiato su una piattaforma di legno e affacciato anch’esso su un lago. La vista dal tavolo attraverso le finestre bianche all’inglese è molto piacevole e l’atmosfera è bucolica. Non fosse che sono arrivati gli italiani a rovesciare tutta la cremina di vaniglia per la torta sulle tazzine del caffè del buffet, vero Alessio ?  









Al Ramnaparken (Borås)
La caratteristica di questo parco sta nel fatto che è un museo all’aria aperta: tante piccole casettine, sparse intorno ad una chiesa, sono state portate qui da un’area vicina (Sjuhärad) insieme ad alcune statue e quadri della chiesa stessa che invece arrivano da Skansen, il museo all’aria aperta di Stoccolma. Noi entriamo soltanto in una delle case, tutta in legno, dove io sono l’unica del gruppo a poter stare comodamente in piedi, se non contiamo il bambino di non più di 9 anni del gruppo precedente. All’interno si torna indietro di 300 anni: poche piccole stanze con attrezzi di legno,  cocci di ceramica, un camino, una macchina per filare e una pressa a cui tutti abbiamo annuito durante la spiegazione della guida ma senza ben capire per cosa fosse; in un angolo, un piccolo letto, sempre di legno, dove gli antenati vichinghi dormivano riscaldati dalle galline che stavano appollaiate sotto per creare un po’ di calore. Qui la guida ci spiega anche che, quando pioveva, spesso dormivano in piedi. (cfr. Alessio: “Hai capito, mentre noi 2000 anni fa conquistavamo il mondo, questi dormivano in piedi per paura di affogare ! ”).
Sulla via verso l’uscita del parco, dove avvistiamo un altro lago (questa volta con i cigni), notiamo un paio di ragazzi che lanciano un frisbee cercando di fare centro in un canestro appeso ad almeno 10 metri d’altezza in mezzo agli alberi. E tutto ciò nonostante la pioggia. Anna ci spiega che è un passatempo comune qui e poi cerca di convincerci sul fatto che la pioggia qui effettivamente sia ‘morbida’ e non dia alcun fastidio !

Fika
Quella che per noi è la merenda o pausa caffè, qui si chiama ‘fika’: la mamma di Anna ci ha preparato torta di mele e cannella accompagnata da una bella tazza di caffè luuuungo e una cremina di vaniglia. Squisita! E poi dicono che gli svedesi siano freddi ! avremmo tanto da imparare sul piacere delle piccole cose.
 
Italia – Spagna al Torget bar
Il poliziotto che ci ha accolti all’aeroporto forse aveva un po’ ragione a preoccuparsi del fatto che più italiani riuniti nello stesso posto a vedere una partita europea avrebbero turbato la quiete dei suoi conterranei. Le espressioni dei clienti seduti nel tranquillo locale in città (www.torgetboras.com ) hanno infatti subito diversi stadi di mutamento nell’assistere alle urla disumane di Glauco e Alessio: dapprima sorriso con sorpresa (un po’ come se vedessi Tarzan vestito che ti attraversa la strada) poi smarrimento con un po’ di preoccupazione (un po’ come se Tarzan vestito che ti attraversa la strada si fermasse a fissarti) e infine atterrimento con occhio sbarrato (un po’ come se Tarzan vestito che ti attraversa la strada si fermasse a fissarti e poi saltasse sul cofano della tua auto). 

Curiosità
Cosa ci fa una statua gigantesca di Pinocchio nel bel mezzo di una piazza di Borås?
Ho cercato un po’ su internet e ho scoperto che è opera di un artista americano ed è lì dal Maggio 2008. Sembra che non abbia incontrato il consenso di tutti gli abitanti della città, ma nonostante tutto continua a stare lì.
L’articolo che ho trovato sull’argomento commentava: “I think it’s quite interesting, a little perplexing, and a little bit fun”, esattamente come gli svedesi. Forse proprio per questo è lì !