La voce di Mia Martini che risuona dalle casse "GLI UOOOOMINI NON CAMBIAAAAANO …", un omone alto, pelato e con i baffi che si aggira
per la barca strofinando e lucidando ogni oggetto che incontra al suo passaggio,
acqua giallognola che ristagna sul pavimento del bagno, nel frigo solo
formaggio sudato e yogurt boccheggianti, nella
dispensa rare briciole avanzate dalla nostra oculata cambusa (ci dev’essere un
qualche ‘Critter’ che si nasconde nell’equipaggio ), tutti che fingono di
dormire per non affrontare il nazi-skipper, lui che grugnisce verso di me: ‘Bisogna
risparmiare sulla corrente, ve l’ho tolta e ho chiuso l’autoclave perciò se avete
bisogno dell’acqua usate quella del mare’ e poi ‘Vai a controllare che l’ancora
non sia incagliata sul fondo, muoviti, è a soli 17 metri’ e l’immagine di me
che, come linus con
la sua copertina, mi
trascino a prua con il mio telo in microfibra fingendo anch’io di dormire sotto
il sole nella speranza di risvegliarmi solo alla fine della settimana …
… ma ecco che una scia di caffè mi solletica le narici destandomi dal mio
torpore; terrorizzata dalla paura di veder apparire Hitler che mi versa il
liquido bollente addosso perché non sono stata in grado di controllare
l’ancora, apro l’occhio destro con cautela: un ragazzo biondino dagli occhi
verdi e tatuaggi sparsi qua e là mi sorride dicendomi che la colazione è
pronta. Apro anche l’altro occhio frastornata e mi avvicino a poppa, da cui si
sente provenire un allegro vociare: ci sono cinque persone sedute a tavola che
si strafogano di plumcake, campagnole e spicchi di sole (ah ecco dov’erano
finiti), il ragazzo biondino al timone, la barca che veleggia al ritmo dei red
hot chilly peppers, il mare è una tavola e talmente limpido che si riesce a
vedere il fondo. Ancora diffidente mi guardo intorno alla ricerca dell’omone
pelato e cattivo con i baffi, ma non ce n’è traccia ! Fiuuu … era solo un
incubo popolato dalle mie paure più recondite sulla vacanza in barca a vela,
oltremodo alimentate da tutti quelli a cui abbiamo detto di aver prenotato: ‘No,
così senza conoscere nessuno?’
MA CHI SONO I PROTAGONISTI DI QUESTA SETTIMANA ?
Ci sono io, nota esperta di protezione delle imbarcazioni (con particolari
abilità nel mettere dentro e fuori i parabordi), Glauco, che appena messi i piedi in barca,
manifesta subito il suo spirito marinaresco sacrificandosi con un “Andate pure
voi a fare cambusa che io rimango qui a dare un occhio alla barca; ah e mi
raccomando le birre !”, Giò, l’immancabile skipper, ma non solo
e capirete più avanti perchè, accompagnato dal suo socio a tutti gli effetti,
Ros, specializzato nelle manovre di ormeggio (praticamente l’àncora è un
prolungamento del suo braccio destro) e riconosciuto all’unanimità DJ della
settimana (essendo noi altri troppo pigri per alzarci a cambiare musica), Alessandra
ed Ilaria, esperte veliste (ma solo per il 4 e 20 dichiarano sin da subito, avvalendosi
così di una valida scusa per rimanere indifferenti a prendere il sole durante le
manovre per tutto il resto della settimana … in fondo noi siamo almeno su un 13
metri !).
E con questo mix esplosivo di conoscenze del mondo velico, partiamo da Termini
Imerese rincorsi per due giorni dal nuvolone grigio di Fantozzi. Non sarà certo
questa piccola banalità a ostacolarci; ci consoliamo infatti con una
passeggiata nei vicoli ciottolati del centro storico di Cefalù, che portano
alla piazza del Duomo … chiuso !
Ma proprio in un angolino a destra della stessa piazza si apre
davanti a noi una tipica pasticceria del posto, dove, non contenti di
rifocillarci di cannoli (vero Ale ? ) ce ne procuriamo anche un po’ di scorta
per la barca, e poi vuoi non prendere anche un po’ di dolcetti al pistacchio ? Sono
così invitanti: non si sa mai che cadiamo vittime di una carestia proprio
mentre siamo soli in mezzo al mare. E qui sorge spontanea la preoccupazione: “Cosa
ci facciamo per cena stasera?” ricordandoci così che ci mancano limoni e
prezzemolo; perché allora non affacciarsi alle cucine dei ristoranti per la
strada ed elemosinarli ? la cosa incredibile è che ce li danno pure … e col
sorriso ! Serviranno al buon Giò che, inconsapevole, si offre volontario per prepararci bucatini
aglio, olio, peperoncino con una manciata di prezzemolo e parmigiano. Talmente buoni
che, finito il piatto, scatta l’approvazione generale che, nello stile locale,
è:
“Va bene, la pasta la puoi pure
calare”.
Il secondo giorno di brutto tempo lo passiamo invece a Palermo, dopo aver
navigato a motore guardando con molta solidarietà da sotto-coperta Giò, che,
invece da sotto-tela cerata affrontava coraggioso le violente scariche di
pioggia al timone. Dopo una ricca colazione davanti al teatro Massimo con
cornetti, cappuccini, arancine, pizza e birra, cannoli e latte (vero Ale?)
visitiamo il centro di Palermo: via Vittorio Emanuele, il Castello Zisa ( o
quel che ne rimane) e i suoi giardini belvedere (da lontano, perché oltre un
certo limite invisibile e determinato da un gruppo di picciotti e altri reduci,
scatta l’ingresso a pagamento), la Cattedrale (con la facciata esterna in
diversi stili e di ampio respiro che si estende su una piazza verde e fiorita,
ma ancora incompleta all’interno. Degni di nota sono però la meridiana in marmo
nel pavimento della navata centrale con tarsie colorate che rappresentano i
segni zodiacali e una toilette a pagamento ricavata tra due colonne della
navata laterale, poco distante dalla cappella di Santa Rosalia. Che fosse stata
costruita per soddisfare i suoi bisogni?). Ma un post a parte merita il
racconto di un folkloristico matrimonio alla Cattedrale (Da non perdere !)
Ad aspettarci in barca, Ros con pane e panelle e a seguire Giò con la pasta
al pesce s-p-e-t-t-a-c-o-l-a-r-e!
E il terzo giorno salparono verso San Vito Lo Capo, con tanto di bagnetto rigenerante
all’arrivo nell’acqua limpida e cristallina della baia, facendosi beffe dei turisti
accatastati sulla spiaggia di fronte.
Ma essendo questa località famosa per il
cous cous potevamo noi non approfittarne? E tutti a bordo del tender elettrico
timonato sempre da Giò, invadiamo la via principale alla ricerca del piatto
simbolo della pace e dell’integrazione. E lo degustiamo a base di pesce accompagnato
da un buon vino bianco. Per il dolce, ci spostiamo in un’intima piazzetta
vicino a Palazzo La Porta per deliziarci di granite, sfogliatelle e sorbetti. Al
fondo della passeggiata, scopriamo una gastronomia ancora aperta alle 23: quale
occasione migliore per fare rifornimento di arancine al burro e al ragù per il pranzo
del giorno dopo davanti alla riserva dello zingaro ?
Il bello del dormire in rada è che ci si può risvegliare con un bagnetto all’alba.
Sensazione da provare, impossible descriverla !
Dopo la riserva dello zingaro, eccoci a Scopello. Altro punto invitante per un
bel bagno, con la caletta su cui si affaccia la vecchia Tonnara e i Faraglioni
ricoperti di fichi d’india. C’è anche chi oltre al bagnetto non riesce a
resistere ad una selvaggia arrampicata sui faraglioni (vero Ale?)
Nel tragitto verso Castellamare, un istinto primitivo si impossessa degli
uomini a bordo che vogliono a tutti i costi procacciarsi la cena imitando chi
fa pesca al traino; legano perciò un polpo di gomma ad un filo che si estende
da poppa, con il solo risultato che, anziché un polpo o un tonno, ci si butta
un gabbiano! Fortunatamente riescono a liberarlo ! Tocca così come da
tradizione a Giò e Ros prepararci una cena con quel che rimane della cambusa: bucatini
con olive nere, mozzarella, polpa di pomodoro, aglio, olio e peperoncino. E un
bel bicchiere di Corvo.
E per finire, Ustica: anche qui il mare blu e le grotte sulla costa
frastagliata ci richiamano allo snorkeling: ricci, castagnole, donzelle e salpe
animano il fondale.
Ustica è una piccola isola che si sviluppa in salita. Per smaltire un po’
delle calorie accumulate in questi giorni raggiungiamo a piedi uno dei suoi
punti più alti, la Rocca falconiera, da cui si ammira il panorama dell’isola in
tutto il suo spendore.
Continuiamo qui la nostra degustazione al ristorante Da Bruschetto, nella
piazza centrale: antipasto misto di polpo e totani, spaghetti alla ricciola,
polpette di pesce, totano in salsa di pistacchio e donna fugata per brindare. Tutto
squisito. E per chiudere la settimana, festeggiamo con i cannoli del Bar Centrale,
farciti al momento.
Arrivati qui (o forse anche prima) vi chiederete “ Ma questi in barca non
hanno fatto nient’altro che mangiare, senza neppure fare lo sforzo di cucinare
?” Beh, no, abbiamo cucinato anche noi qualche volta (l’insalata e persino pane
e salame !) e per dimostrare a Giò e Ros quanto apprezzassimo le loro
specialità, stuzzicavamo ogni sera il loro appetito con un tocco di tradizione
milanese:
l’happy hour, che in Sicilia suona così “Isa isa isa, Cala cala cala,
Accosta accosta accosta, Alla salute nostra” !
Note dell’autore (ma sì, son sempre io):
1.
Sarà per la bella compagnia che abbiamo trovato, il cibo,
la birra, la musica (bé anche se qui qualche scivolone c’è stato con ‘Pompa
nelle casse’ e ‘Zio Santuzzo di Checco Zalone’ – vero Ros?-), la vuoto-fobia di
passare sull’asse di legno per andare alla banchina (e solo tu mi puoi capire, vero
Ila?), ma io da quella barca su cui ero un po’ scettica a salire non sarei più
voluta scendere.
2.
Come avrete capito dai vari “(vero Ale?)”, Critter si è
realmente materializzato tra noi in
barca; istruzioni per la prossima volta: in caso di pericolo di roditore onnivoro
a bordo sotto sembianze umane, concordare una cambusa separata a insaputa dello
stesso. Se non è sufficiente, abbandonarlo a’mmare.