domenica 28 febbraio 2010

Dall’Oceano alla Savana


"Sono convinto che esistano al mondo persone nate in una patria che non è la loro e che soffrono di nostalgia per una terra che non hanno conosciuto. La casa dove vissero bambini, le strade dove giocarono, non hanno fascino per loro. Forse si tratta di un bizzarro fenomeno di atavismo che spinge alcuni individui, pellegrini erranti, verso i luoghi che i loro antenati abitarono secoli e secoli prima" Aldous Huxley

ARRIVO A ZANZIBAR (21 Luglio)

A Villa Dida ci accolgono con una 'sorpresa': sembra che la notte precedente il nostro arrivo siano scoppiati i tubi dell'acqua per la troppa pressione, pertanto ci viene offerta la sistemazione in una struttura alternativa: Mvuvi (che in swahili significa “pescatore”)... eccolo: colori pastello, accogliente, semplice e particolare al tempo stesso, arredamento essenziale e di gran gusto, spazio comune con vista sull'oceano indiano! iniziamo a convincerci che, in fondo in fondo, troveremo il modo di consolarci per non aver soddisfatto la curiosità di vedere Villa Dida

Andrea (romano) e Nadia (svizzera) gestiscono la struttura. Milly, la proprietaria, brillante sciùra di Gallarate, ci racconta la storia del posto, nato originariamente come casa e poi convertito ad una struttura per accogliere turisti; effettivamente, considerata la sensazione di pace che suscita al primo impatto, viene naturale viverlo subito come un posto familiare ...

Unico neo è la serie infinita di villaggi turistici che si estende alla sinistra di questa struttura (ciascuno con rigorosa versione turistica di masai al proprio ingresso) e ovviamente una serie altrettanto infinita di masse di turisti che vivono la giornata facendo balletti e gare di beach volley, con i braccialetti ai polsi di colore differente a seconda del villaggio di appartenenza ... per facilitare il rientro al giusto ovile la sera!

Il versante destro della spiaggia è invece più tranquillo. C'è un villaggio di pescatori e qualche esposizione di artigianato e pittura locale ... la passeggiata è sicuramente più caratteristica !!! Se chiedete a qualche pescatore, potete anche organizzare un giretto in barca (la doa) per pescare.

Per finire: la cucina di Mvuvi è ottima, dall’antipasto al dolce. Occhio però agli extra: l’atmosfera invita a godersi frutta zuccherina e rinfrescanti birrette africane (Safari o Kilimanjaro) ma alla resa dei “conti” la il lato svizzero di Nadia prende il sopravvento riportandovi bruscamente alla realtà (e intaccando significativamente il budget) !!!

LE IMMERSIONI
Nei giorni successivi la pioggia è una compagna costante; a quanto pare la stagione invernale si è prolungata anche nell'emisfero meriodionale. I temporali non durano comunque per molto tempo e, una volta finiti, consentono di apprezzare incantevoli sfumature di colori oceano-cielo ma ciò non ci impedisce di iniziare finalmente la nostra avventura subacquea !

Dall'Italia, abbiamo scelto il diving 'Scuba Libre' - equipaggio e dive master (Manuel, il rasta) zanzibarini , barca: doa.

Vengono a prenderci ogni mattina in auto, il noleggio dell’ attrezzatura Sub tutto compreso nel prezzo (10 immersioni: 235 euro), scopriamo che anche loro per l'attrezzatura si riforniscono presso il negozio Sportissimo di Milano (ecco, magari dovrebbero rinnovare l’assortimento di mute) ... noi abbiamo noleggiato una muta: 2.5mm con sopra una shorty da 3mm

Il punto di 'ritrovo' per le immersioni è l'isola di Mnemba ( Acquarium, Kichwani, Sandy Bank, Watabomi ....), dove ci accolgono un'infinità di pesci di barriera, banchi di salpe, grandi tartarughe, murene albine, diversi tipi di crostacei... un giorno siamo anche stati 'onorati' da un Black-Tip che è passato a 10 metri sotto di noi.

La profondità media è ntorno ai 20-24 metri e la maggior parte delle immersioni sono in corrente. La visibilità dell'acqua è buona e la temperatura è intorno ai 26 gradi.

Una muta da 5 mm è l'ideale, insieme ad un asciugamano per il rientro in barca, considerato il vento freddo quando la barca è in movimento.

Il rientro al diving è un'avventura - se non si è più rapidi della bassa marea, si può arrivare con la barca fino ad un certo punto e poi occorre raggiungere la jeep che, attraverso un percorso un po' tortuoso (chiamato dai locali ‘la strada del massaggio’) , ci riporta alla base.

In compenso, compresi nel pacchetto, non mancano frutta e samosa per rifocillare i poveri sub infreddoliti. L'equipaggio, molto servile ed efficiente, si occupa anche di tutta la preparazione e trasporto delle bombole, lasciando ai sub il solo sforzo di infilarsi la muta.

DA MVUVI A VILLA DIDA
Una volta ripristinata Villa Dida, veniamo invitati a spostarci lì. Villa Dida è sita vicino ad un villaggio locale: colori forti, arredamento orientaleggiante,ristorante all'aperto, ampia spiaggia deserta e, per chi non si accontenta, altrettanto ampia piscina.

La cucina è semplice e genuina, le porzioni abbondanti ... Se confrontato al Mvuvi, il posto è decisamente più spartano e offre ampi spazi per muoversi all'esterno e per stare lontani dal fulcro del turismo; si possono fare tranquille camminate sulla spiaggia, durante le quali si viene avvicinati dai bambini del villaggio circostante che, timidamente, invitano a giocare e poi, inevitabilmente, finiscono per chiedere penne e caramelle. Meglio esserne forniti.

VERSO ARUSHA
La gestione delle coincidenze aeree in Africa rimane per noi un mistero - nonostante i lunghi tempi per il doppio-check in e i dubbi sul percorso delle nostre valigie siamo comunque arrivati a destinazione negli orari previsti e insieme ai nostri bagagli. D’altronde Pole Pole è il motto degli africani!

Arrivati ad Arusha troviamo la nostra guida (Emanuel) ad aspettarci per la sistemazione al B&B Smile - questo African-hotel si trova nel cuore della città ed è gestito da persone del posto che parlano poco inglese, ma sono molto gentili. Le camere sono molto molto povere ma pulite (il costo di una doppia per una notte è di 20$). A colazione vengono servite omelette, té speziato, pane e marmellata.

La posizione dell'albergo ci permette di farci una passeggiata per la città e di vedere i caratteristici negozi africani (al centro dell'attenzione di tutti, essendo gli unici bianchi o muzungu in swahili!) e di provare alcuni ristoranti nei dintorni; con 5/10 $ a coppia (!) potete gustare i loro piatti semplici ma genuini (pollo e riso, pesce e riso, samosa, ...) e sempre serviti con un sorriso e un karibu. Il quartiere è tranquillo, si può girare senza aver paura (anche se la prudenza è sempre consigliata) e sedersi a bere tranquillamente una birra ai bar locali.

I PARCHI DEL NORD
Nota: il nostro programma non prevede il Serengeti, in quanto in questo periodo è iniziata la migrazione degli animali verso il Masai Mara in Kenia perciò rischieremmo di trovarlo scarsamente popolato.

Prima tappa: ARUSHA NATIONAL PARK.

Nonostante il parco non sia ricchissimo di fauna, se confrontato con gli altri, vale però la pena visitarlo, essendo questo l'unico parco in cui è possibile fare un percorso a piedi ( di circa tre ore ) accompagnati da un ranger armato, in caso di necessità.

Il parco si estende ai piedi del Monte Meru (la seconda cima più alta della Tanzania dopo il Kilimangiaro), è molto ricco di vegetazione, intervallata da alcuni bellissimi laghi (con ippopotami molto molto schivi) e un piccolo torrente alimentato da una cascata.

Durante la passeggiata abbiamo incontrato per lo più giraffe e bufali, ma nel percorso in macchina abbiamo visto anche zebre, orici e scimmie bianche e nere (questo è l'unico parco in cui si può trovare quest'esemplare).

Dopo aver passato tutta la giornata al parco (pranzo con Packet-lunch), torniamo al nostro B&B Smile e la sera proviamo un ristorante nei paraggi.

ALLA VOLTA DEL TARANGIRE.

Questa mattina ad attenderci, oltre a Emanuel, la guida, c’è anche Eli, il cuoco itinerante che provvederà al nostro nutrimento durante il Safari (voto finale: positivissimo). Partiamo.

Il viaggio richiede qualche ora, così arriviamo al parco nel primo pomeriggio. Durante il percorso è anche possibile fermarsi ad un rettilario, dove c’è anche una sorta di cultural-centre masai.

A differenza dell'Arusha park, il Tarangire è molto ricco di animali: zebre, giraffe, bufali, velvet monkies, facoceri, dick dick, leoni e numerose famiglie di elefanti. Essendo pomeriggio, molti animali si radunano al fiume Tarangire per abbeverarsi.

Alla sera dormiamo al Kigongoni Camp site. La nostra guida si preoccupa di montare la nostra tenda e il cuoco di prepararci la cena in una rustica cucina all'aperto insieme ad altri suoi colleghi. Noi dobbiamo solo preoccuparci di sederci a tavola e gustare la nostra cena (zuppa di carote, pesce marinato dal lago tanganica, ananas cotto nel miele), per poi assistere ad uno spettacolo di acrobazia locale e infilarci nel nostro sacco a pelo.

La cena viene servita a tutti i 'campeggiatori' sotto una struttura all'aperto coperta da un tetto di foglie: la struttura è alimentata ad energia solare perciò nel caso di clima nuvoloso (proprio il nostro caso !) si cena a lume di candela, il che crea un'atmosfera molto romantica e suggestiva.

NGORONGORO

Lo sapevate? ‘Ngorongoro’ è il nome dato al parco (anche se più che un parco si tratta di una “conservation area”) dai masai, che qui ci portano le loro mucche, le quali camminando emettono un suono dalle loro campane, che appunto fa “ngoron' ngoron' ”

Quando arriviamo sulla parte più alta del cratere, già percepiamo che ci troviamo in un posto davvero molto particolare: la strada è in terra rossa e se guardiamo verso il basso tutto è ricoperto da una fitta nebbia che crea un'atmosfera di mistero; fa molto freddo, perciò in aggiunta a felpa, jeans e k-way ci avvolgiamo in una calda copertina di pile (gentilmente offerta da Air Italy), in effetti siamo a 2100 metri di altezza sulla sommità del cratere; man mano che scendiamo (la caldera è 600 metri più in basso) la nebbia si dirada e iniziamo a intravedere uno spettacolo meraviglioso di questa pianura verde circondata dalle sponde del cratere. Chiediamo alla guida di andare alla ricerca del leone ed ecco che l'efficiente ranger chiede l'aiuto degli altri attraverso la sua radiolina sempre a portata di mano; dopo un lungo percorso attraverso gruppi di zebre, gnu, struzzi, elefanti e ippopotami, finalmente arriviamo in un punto in cui ci sono già almeno altre 20 jeep: si è sparsa la voce. Ci sono due leoni, sono vicini al ciglio della strada perciò sono molto ben visibili dall'auto: uno dorme beato, mentre l'altro si avvicina a noi e si mostra in tutto il suo splendore; rimaniamo come inebetiti per un lasso di tempo indefinito a osservarli in estasiato silenzio. E’ veramente un'emozione indescrivibile.

Dopo pranzo, un altro richiamo alla radio - oggi è proprio il nostro giorno fortunato: vediamo una leonessa che si sta letteralmente sbranando un povero facocero e poco più in là un gruppo di iene che si sta già assaporando ... quel che resta del facocero!

Purtroppo il tempo passa veramente in fretta, sono quasi le 4 del pomeriggio e inizia a farsi buio perciò dobbiamo rientrare ma il Ngorongoro ci riserva un'ultima sorpresa: da lontano vediamo un rinoceronte ( ce ne sono rimasti appena 15) che cammina con il suo piccolo; purtroppo non possiamo avvicinarci visto che il pericolo incombe perciò ci godiamo la vista da lontano (e qui, MANNAGGIA, sarebbe stato utile il binocolo che riposava beatamante nel mobile di casa ! ).

LAKE MANYARA
Chiudiamo il nostro safari con la visita al lake Manyara, che è molto vicino all'Holiday Fig Resort, dove alloggiamo dopo il campeggio.

Già sulla strada prima di entrare incontriamo una quantità incredibile di babbuini e abbiamo occasione di vederne tanti anche all'interno del parco, tra cui anche una mamma che allatta il piccolo. In questo parco non vediamo tantissimi animali ma non ci lamentiamo visto che siamo già stati 'graziati' dal Tarangire e dal Ngorongoro; c'è molta acqua e una fitta vegetazione perciò il percorso è molto tranquillo e piacevole.

Abbiamo la fortuna di vedere un combattimento tra due impala maschi che si scontrano per un gruppo di femmine.

Nel pomeriggio torniamo allo Smile Hotel ad Arusha per l'ultima notte, dove veniamo accolti dalla caratteristica proprietaria che non conosce una parola di inglese ma ha una grande capacità espressiva grazie al suo caloroso sorriso !

Passiamo la sera al locale vicino all'albergo (African Queen Restaurant) dove ci rifocilliamo con 2 porzioni di riso e pesce, 2 coca cole e 2 té a soli 5 dollari (in totale) !

RIENTRO A ZANZIBAR, STONE TOWN.

La domenica mattina torniamo a Zanzibar con ZanAir.

Arrivati a Stone Town, prendiamo un taxi (10$) e andiamo all' hotel Shangani (110$). L'hotel è nel centro di Stone Town e le camere sono confortevoli. Usciamo per fare un giro e andiamo a prenderci l'aperitivo alla tanto 'mormorata' African House, un locale dalla cui terrazza si può vedere il tramonto sull'oceano.

Subito veniamo colpiti dal differente impatto rispetto all’entroterra africano: tutto sembra finto e costruito per i turisti, soprattutto lo spettacolino fatto dalla gente del posto in costume all'interno del ristorante. Unica immagine vera è quella di un gruppo di ragazzi locali che giocano a calcio nell'aiuola sottostante e si buttano vestiti nell'oceano per riprendere la palla che cade a intervalli regolari.

La sera ceniamo in un ristorante indiano, dove spendiamo per un modesto menu ben 38$ e, abituati, ai prezzi di Arusha ci sembra uno spreco.

UN CONSIGLIO

Dopo aver goduto dell'oceano indiano, se volete vedere la VERA Africa, non fermatevi a Zanzibar, andate oltre!

Assante Sana

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